Didattica

Obesità ed immersioni

di Hillary Viders

La maggioranza di noi mangia più del necessario. E’ comunque importante distinguere fra "sovrappeso" e "obeso". Si è sovrappeso quando il peso corporeo è non più del 20 % superiore al peso ideale, si è "obesi" quando il peso corporeo supera di più del 20% il peso ideale.
La maggioranza degli esperti ritiene che, anche se il grasso può avere vantaggi per un subacqueo, quali una aumentata resistenza al freddo, gli svantaggi ed i rischi sono di gran lunga maggiori.
Il livello di rischio cardiovascolare associato all’obesità dipende da dove è collocato l’eccesso di grasso, più che dalla sua quantità assoluta, oltre che da fattori genetici. Inoltre il rischio cardiovascolare è determinato da tanti altri fattori, quali il consumo massimo di ossigeno, la frequenza cardiaca a riposo, la pressione arteriosa, la resistenza cardiovascolare, la forma muscolare. E’ più sicuro essere sovrappeso, ma atletici ed in buona forma cardio-respiratoria, che magri, ma sedentari. In ogni modo, in linea generale, l’obesità si accompagna ad una scarsa forma fisica e può rappresentare un fattore di minor resistenza allo stress ed agli sforzi improvvisi per un subacqueo.
L’obesità può aggravare dolori e lesioni della colonna vertebrale quando si compiano sforzi intensi o si trasportino pesi e rappresenta un fattore di minor tolleranza all’ipertermia in ambienti caldi.
L’obesità viene considerata un fattore di rischio di PDD, anche se i dati scientifici sono contrastanti in merito. Alcuni studi sembrano indicare che un aumento del grasso corporeo aumenti il rischio di PDD, ma questo aggravamento sembra di minor importanza rispetto agli altri fattori. Sulla base di questi dati, anche se senza certezze scientifiche, si può dire che subacquei che il cui grasso corporeo sia più del 30% dovrebbero immergersi prudentemente ed evitare le immersioni con decompressione e sottoporsi a regolari controllo di fitness cardiovascolare. La soluzione migliore resta comunque, quella di diminuire il grasso corporeo con una dieta ed un programma di esercizio appropriati.
Esistono essenzialmente quattro tipi di grassi: due sono buoni, gli altri si dovrebbero evitare. I grassi mono- e poli- insaturi vegetali e di certi pesci sono grassi "buoni", così come gli acidi grassi Omega-3, del pesce, dei frutti di mare e di certe piante. Questi grassi possono ridurre i livelli di lipidi circolanti ed evitare la formazione di placche aterosclerotiche. I grassi idrogenati, come il burro o la margarina ed i grassi saturi ( i grassi animali tranne quelli del pesce, gli oli di cocco e di palma ) sono dannosi. Mangiarli aumenta la produzione di colesterolo, che è associato alla maggior incidenza di malattie cardiovascolari. Non è una coincidenza che i popoli più longevi siano quelli che consumano meno grassi idrogenati e saturi a favore di grassi vegetali "buoni" come l’olio di oliva.
La dieta va associata ad un regime di esercizio fisico regolare. Questo fa diminuire il grasso corporeo, abbassa il livello di colesterolo ed aumenta quello del "colesterolo buono" (lipoproteine ad alta densità HDL), che contribuisce alla diminuzione del rischio cardiovascolare.
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